verdi del trentino
    Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale    
   
Consiglio provinciale di Trento - XIV Legislatura Consiglio provinciale di Trento - XIII Legislatura

dalla stampa
2011 - 2013

atti consiliari
2011 - 2013

dalla stampa
2009 - 2010

atti consiliari
2009 - 2010

dalla stampa
2007 - 2008

atti consiliari
2007 - 2008

dalla stampa
2003 - 2006

atti consiliari
2003 - 2006

torna a precedente

   

 HOMEPAGE

  I VERDI
  DEL TRENTINO

  
  CHI SIAMO

  STATUTO

  REGISTRO CONTRIBUTI

  ORGANI E CARICHE

  ASSEMBLEE
  CONFERENZE STAMPA
  RIUNIONI


 ELETTI VERDI

  PROVINCIA DI TRENTO

  COMUNITÀ DI VALLE

  COMUNE DI TRENTO

  ALTRI COMUNI


 ELEZIONI

  STORICO DAL 2001


 ARCHIVIO

  ARTICOLI

  DOSSIER

  CONVEGNI

  INIZIATIVE VERDI

  PROPOSTE VERDI

  BIBLIOTECA

  GALLERIA FOTO

  

     

Trento, 18 dicembre 2009
Il Consorzio di miglioramento fondiario di Castelfondo
intende realizzare in localitÀ Ronchi
un enorme bacino artificiale per l’acqua a scopo irriguo

Interrogazione a risposta scritta presentata da Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e Democratici del Trentino

Non è la prima volta che una iniziativa di un Consorzio di miglioramento fondiario suscita reazioni e malumori fra le persone che – anche non volendolo – ne sono coinvolte sul piano finanziario. Ciò dipende in primo luogo dai meccanismi di funzionamento dei Consorzi di miglioramento fondiario e da un quadro normativo che, se in epoche ormai remote ha consentito di effettuare grandi bonifiche fondiarie recuperando all’uso agricolo-produttivo ed insediativo grandi aree precedentemente disabitate ed insalubri (si pensi alle bonifiche di paludi e terre incolte: quelle Pontine, ad esempio, sono ancora nella memoria collettiva del nostro paese), oggi non sembra più coerente con il modo di gestire l’economia e le singole imprese. Vi sono aziende che si vedono costrette ad investimenti anche consistenti non programmati con i tempi che discendono dalle decisioni consortili; altri lamentano che l’impegno economico è spesso non redditizio, soprattutto quando si tratta di fondi marginali o poco sfruttati. Talune opere imponenti messe in cantiere finiscono per incidere sulla qualità della vita di tutta una comunità, anche di quella parte che dalle opere consorziali non trae alcun beneficio. E’ il caso delle opere che incidono sull’uso dell’acqua, un bene assai prezioso e che si vorrebbe gestito non solo nell’interesse di chi fa agricoltura intensiva ma anche di chi vive di turismo o più semplicemente desidera vivere in un ambiente più naturale. Ma anche di quelle che “cambiano i connotati” ad una intera zona, come nel caso di laghi o bacini artificiali di grandi dimensioni. Di queste opere, prima che il Consorzio di miglioramento fondiario, dovrebbe poter discutere l’intera comunità, attraverso tutti gli strumenti di partecipazione democratica previsti dalla legge, essendo sempre prevalenti gli interessi generali su quelli settoriali.

Era dunque inevitabile che l’iniziativa del Consorzio di miglioramento fondiario di Castelfondo, il quale intende realizzare a monte dell’abitato, in località Ronchi, un enorme bacino artificiale per l’accumulo dell’acqua a scopo irriguo, suscitasse polemiche e rimostranze e –prevedibilmente – opposizioni in tutte le sedi sia politiche che giudiziarie.

L’esame approfondito degli elaborati progettuali depositati alla Valutazione di impatto ambientale consentirà, fra qualche settimana, di esprimersi anche nel dettaglio del progetto, ma la valutazione di impatto ambientale non può essere utilizzata come paravento per non affrontare altre questioni più di carattere politico-legislativo e finanziario.

Sia pure, dunque, ad un esame sommario del progetto, appare evidente che:

- Il grande bacino è probabilmente sovradimensionato rispetto alle reali esigenze di acqua da parte degli agricoltori locali, considerato che non si prevede di espandere significativamente l’area irrigata già ora e che l’attuale impianto, completamente realizzato con sistema dell’irrigazione a pioggia lenta, verrà in gran parte convertito in impianto “a goccia”, più efficiente e meno dispendioso di acqua e dunque si dovrebbe ottenere un risparmio d’acqua rispetto a quella già ora disponibile;

- La localizzazione e la dimensione dell’impianto comporterà enormi scavi in roccia, destinati a durare a lungo, eseguiti a cielo aperto, quindi con produzione di rumore, polvere, vibrazioni e traffico pesante indotto, in danno della quiete pubblica e della vocazione in parte anche turistica della località; inoltre la collocazione a monte dell’abitato di Castelfondo dell’opera di sbarramento suscita qualche preoccupazione, anche se le tecniche costruttive odierne sono più sicure di quelle del passato (ma non si diceva così anche dei bacini di Prestavel ?). Certamente le case a valle del nuovo bacino artificiale, per tutte queste considerazioni, finirebbero per venir svalutate. Un deprezzamento del valore ambientale di un sito si ripercuote a catena sul valore di tutti i manufatti ivi esistenti (del resto, proprio in questi giorni, lo si è verificato in Valsugana, con il caso-acciaierie, che ha fatto crollare il valore degli immobili);

- Infine, ma non ultima questione per importanza, i costi: quelli a carico dell’intera comunità, vale a dire i fondi che la Provincia stanzierà, e quelli a carico dei consorziati. Per quanto riguarda questi ultimi, come ho già detto sopra, vi è l’obbligo da parte di tutti di concorrervi, a prescindere dal reale interesse o tornaconto per la propria azienda. Chi poi è proprietario di prati non coltivati con tecniche intensive, di aree agricole marginali poco sfruttare o di orti ad uso familiare, è gravato degli oneri finanziari in proporzione alla superficie posseduta, indipendentemente dalla redditività (attuale o attesa) del fondo. Ne consegue che chi trarrà beneficio reale dall’investimento – vale a dire un incremento del reddito attuale - lo farà non solo a proprie spese, come sarebbe giusto e logico, ma anche a spese di chi non avrà alcun beneficio. Per quanto riguarda i costi che ricadranno sull’intera comunità occorre chiedersi se l’entità dell’investimento pubblico previsto sia compatibile con le risorse disponibili nel quadro di una complessiva valutazione costi/ricavi. Difficile immaginare che da tale opera derivi un significativo incremento della produttività (e del resto non sembra che la zootecnia, almeno quella indirizzata al settore lattiero-caseario – vista la legislazione europea – sia suscettibile di chissà quali altri incrementi; per quanto riguarda poi le colture a meleto è evidente che la quota della zona, mediamente oltre i 1000 metri, non produrrà molto di più di quello che già ora produce, ed in ogni caso non vi è la garanzia di un incremento della qualità del prodotto. Dunque è legittimo chiedersi se il settore agro-alimentare dell’economia di Castelfondo necessiti di così notevoli risorse pubbliche.

Per tutte queste ragioni un folto gruppo di censiti di Castelfondo ha chiesto che sia organizzato un referendum consultivo fra la popolazione di Castelfondo poiché a tutti dovrebbe essere data facoltà di esprimersi visto che l’opera incide su tutto il paese. Ma il referendum è stato negato dal Comune appellandosi a cavilli giuridici.

Il sottoscritto, riservandosi sia di valutare l’opportunità di proporre modifiche  alla normativa provinciale sui consorzi di miglioramento fondiario, soprattutto per mitigarne gli effetti vincolanti e onerosi anche per coloro che non traggono beneficio diretto (o non hanno interesse) dalle opere realizzande, sia di ulteriormente approfondire la riflessione sull’utilità del progetto specifico,

interroga il Presidente della Giunta provinciale per sapere se:

- a prescindere dalle risultanze tecniche della valutazione di impatto ambientale la Giunta provinciale abbia svolto, almeno in linea di massima, una valutazione sull’utilità e la redditività complessiva del progetto che prevede la realizzazione di un grande bacino artificiale a monte dell’abitato di Castelfondo;

- sul piano politico, non ritenga grave aver impedito alla popolazione locale di fornire il proprio parere sull’opera attraverso una consultazione referendaria, consultazione che non avrebbe impegnato grandi risorse economiche ed organizzative, ma avrebbe invece consentito di acquisire, democraticamente, l’opinione di tutti i cittadini (non solo quella di chi è coinvolto attraverso il CDMF, in quanto proprietario di fondi ricadenti nel perimetro del consorzio stesso);

- in ogni caso non ritenga ormai superata dai tempi la legislazione sui Consorzi di miglioramento fondiario, soprattutto in quelle parti che impongono obblighi ed oneri anche a coloro che o non sono interessati alle opere o non ne traggono alcun beneficio e non condivida l’esigenza di aggiornare queste disposizioni di legge che, nel loro impianto originario, risalgono ormai a quasi cent’anni fa (e la nostra stessa legislazione provinciale ha ormai più di trent’anni).

Roberto Bombarda

 

     

Roberto Bombarda

ROBERTO
BOMBARDA


BIOGRAFIA


  


© 2000 - 2024
EUROPA VERDE    
VERDI DEL TRENTINO

webdesigner:

m.gabriella pangrazzi
     
 

torna su